Tappa 4: Traona – Nuova Olonio – Dongo – Musso – Pianello del Lario

LEGENDA

13) TRAONA Ex convento di S. Francesco

14) TRAONA: Chiesa di S. Alessandro ed ex casa coadiutorale

15) NUOVA OLONIO: Casa e Santuario della Madonna del Lavoro

16) MUSSO/DONGO: Giardino del Merlo

PUNTI GUANELLIANI

L’attuale chiesa di S. Alessandro, ricostruita all’inizio del secolo XVII e consacrata nel 1690, sostituisce una costruzione quattrocentesca più piccola, di cui rimane l’elegante porticato, il tozzo campanile e l’antica abside, inglobata nel fabbricato alla destra dell’edificio. Lo stesso fabbricato ospita al primo piano l’appartamento (costituito da corridoio, cucina, saletta-studio, camera da letto, con mobili e suppellettili del tempo) in cui don Luigi Guanella abitò. Nella camera da letto una finestrella si apre sulla chiesa: una soluzione simile fu realizzata anche nella sua stanza di Como.

Don Guanella, rientrato in diocesi dopo l’esperienza con don Bosco, nel settembre 1878 fu destinato a Traona come coadiutore. Da subito si prodigò senza riserve per i suoi parrocchiani, ottenendone stima ed affetto. Questo periodo però fu molto difficile per lui. «A Traona don Guanella trovò tutte le difficoltà che avrebbero scoraggiato molti cuori di buona volontà, ma egli non si disperò mai». L’anziano arciprete lo aveva accolto con freddezza, perché mal sopportava che il giovane sacerdote «attirasse a sé nei giorni feriali e festivi parecchi fanciulli e giovani per l’insegnamento del catechismo nell’Oratorio e che aprisse nella propria casa scuole feriali quotidiane, diurne e serali e festive». A questo si erano aggiunte difficoltà nei rapporti con il Prefetto di Sondrio, che faceva di tutto per «cogliere in fallo e condannare l’avverso sacerdote, il quale era venuto con progetti oscurantisti dalla scuola di don Bosco e avrebbe riempita la provincia di frati e monache abborriti» (L. Guanella, Le vie della Provvidenza, 1913-1914).

Nel 1900 don Guanella iniziò la bonifica di alcune parti del Pian di Spagna, malsane e inospitali. «Un giorno don Guanella approda a Colico con una dozzina di ricoverati che chiamava “buoni figli”. Li aiutava a salire sopra un carro preparato e via fra le risa di quelli di Colico che strabiliavano. […] Si trattava di appianare collinette di sabbia per riempire delle paludi, mettere in disparte la terra vegetale, stendervi sopra quasi concime prezioso. Si chiamarono poi lavoratori veneti abilissimi in tali lavori e così si ridusse a prato, a campo, a vite, a gelsi, una spianata di steppe» (L. Guanella, Le vie della Provvidenza, 1913-1914).

I lavori procedettero speditamente e portarono in breve alla fondazione di un villaggio, con la scuola elementare e una provvisoria chiesa in legno, sostituita poi nel 1904 dall’attuale, dedicata da don Guanella al Divin Salvatore (nel 1942 eretta a Santuario “Madonna del Lavoro”). Dalla Olonio romana, il nuovo insediamento fu chiamato Nuova Olonio.

Con questa iniziativa don Guanella intraprese un’opera dal profondo significato sociale. La sua sensibilità alla questione del bene comune lo portò a recuperare un luogo malsano, permettendo alle popolazioni locali di non abbandonare il territorio e diffondendo metodi di coltivazione più razionali e moderni, in sintonia con l’attenzione e l’impegno sociale della Chiesa in quegli anni.

Il “Giardino del Merlo” fu ideato e realizzato tra il 1858 e il 1883 dal nobile Giovanni Manzi, in una posizione altamente panoramica sul Sasso di Musso, tra le rovine del complesso fortificato di Giangiacomo de’ Medici, detto il Medeghino (secolo XVI).
Don Guanella, amico di Giovanni Manzi, scrisse le “Memorie passate e presenti intorno alla Rocca di Musso”, pubblicate per la prima volta a puntate sul giornale comasco “L’Ordine” nel 1884, sottolineando l’importanza di visitare questo luogo «in veste di viandanti […] per approfondire il meglio dell’arte cristiana e della natura creata da Dio». «Da questa prospettiva l’occhio corre spontaneo a quelle vedute di zolle e di boschetti, di viali, di ponti, di zampilli. Case, caverne, gallerie formano un complesso così raro di bellezza del lavoro, della natura e dell’arte, che il visitatore se ne sta a modo di attonito. E quando lo sguardo vuol riposare, qui è l’orizzonte di un cielo limpidissimo che copre monte e valli, piani e acque in quantità» (L. Guanella, Memorie passate e presenti intorno alla Rocca di Musso. Impressioni del visitatore, 1884, 1913).
Mostrando una conoscenza botanica molto approfondita, don Guanella ne descrive le varie parti con le diverse piante presenti, per trarre da ognuna, e dal paesaggio circostante, un significato simbolico, un insegnamento morale. Sono pagine intrise di stupore e poesia: don Guanella sapeva vedere nella bellezza della natura la grandezza e la bontà di Dio.

IL “GIARDINO DEL MERLO” OGGI
Alla morte di Giovanni Manzi, nel 1883, la nipote Giuseppina continuò l’opera di cura e abbellimento del Giardino fino alla sua scomparsa, nel 1945. Gli eredi della nobildonna cedettero l’area alla Società Scalini, che vi aprì tre cave di marmo, costruendo anche un forno per la produzione di calce. Dopo il fallimento della Società, nel 1967 la famiglia Colturri acquistò all’asta il Giardino sfregiato e danneggiato, per cercare di salvarlo e farlo rivivere. Attualmente il Giardino è gestito dall’associazione “Giardino del Merlo” ONLUS, costituita dalla famiglia Colturri, dalla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio e dai Comuni di Musso e di Dongo.

La Casa “Sacro Cuore”, in frazione Calozzo, ingloba in sé l’antica Casa Bosatta, un tempo di proprietà della famiglia di suor Marcellina e suor Chiara. Ne è rimasta la stanza principale, dove troneggia un grande camino sormontato dallo stemma di famiglia; nel locale accanto sono state allestite alcune vetrine con cimeli appartenuti alle sorelle Bosatta e a don Guanella.

In questo luogo don Luigi Guanella nel 1890 trasferì la sede della sua Opera, acquistando una serie di edifici adiacenti e costruendone altri. Nel cortile spicca la chiesa del Sacro Cuore, progettata dal donghese Aldo Rumi e inaugurata da don Guanella stesso nell’ottobre 1909, che «troneggia, quasi regina adorna, a prospetto sul paese e benedice i viaggiatori sulle acque del massimo Lario» (L. Guanella, Le vie della Provvidenza, 1913-1914).

Ora la Casa “Sacro Cuore” è una Residenza Sanitaria per anziane, gestita dalle Figlie di Santa Maria della Provvidenza.

Questo edificio, in frazione Camlago, ha ospitato il vecchio ospizio fondato nel 1873 dal parroco don Carlo Coppini e gestito da alcune giovani del paese appartenenti alla Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata, tra cui le sorelle Marcellina e Chiara Bosatta.

La piccola comunità formava «come in embrione un piccolo Cottolengo, perché c’erano fanciulle di varia età e orfane, fanciulle abbandonate e pericolanti, fanciulle e bambine al di sotto all’età di ragione; c’era qualche cretina, qualche vecchia ed anche qualche vecchione che poi morì lì. Erano pochi di numero e varii nell’età e nella condizione. Vivevano quasi in comunità, eppure la pace non si alterava giammai. Ognuno attendeva al suo lavoro di ufficio proprio» (L. Guanella, Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso, 1888-1889).

Dopo la morte di don Coppini, avvenuta nel 1881, don Guanella, suo successore alla cura della Parrocchia, cominciò gradualmente ad occuparsi dell’ospizio, superando alcune difficoltà iniziali dovute al clima di diffidenza che regnava attorno a lui e imprimendo un nuovo impulso alla piccola istituzione. Questo ospizio costituirà il piccolo seme da cui si sarebbe sviluppata tutta l’Opera guanelliana. La comunità lasciò questa casa nel 1887 per trasferirsi temporaneamente nella casa coadiutorale, in riva al lago.

Questo edificio, che prospetta sulla piazza della chiesa (da dove attualmente si accede), ha ospitato don Guanella dal 1881 al 1890. A quei tempi però la casa parrocchiale aveva solo due piani; fu sopraelevata nel 1939, abbandonando l’uso del piano terra da cui originariamente si entrava attraverso la “porta grande” nel muro di cinta sul retro. Al piano terra sono stati recuperati lo studio e il cucinone usati da don Guanella. Nella storia guanelliana quest’ultimo ambiente ha un posto rilevante per l’incontro tra suor Marcellina Bosatta e don Guanella, intento a consumare un frugale pranzo a base d’insalata scondita. Quest’episodio fece sparire perplessità e diffidenze delle religiose di Camlago nei riguardi del sacerdote.

A fianco della casa parrocchiale sorge un altro fabbricato a tre piani, usato in passato come casa coadiutorale. Qui don Guanella nel 1887 trasferì da Camlago la comunità religiosa fino al 1890; al secondo piano è stata ricostruita, a cura delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, la camera in cui sarebbe morta Chiara Bosatta nel 1887. Nei locali adiacenti è ospitata una mostra sulla vita e spiritualità della giovane religiosa, allestita in occasione della sua beatificazione.

La chiesa parrocchiale di S. Martino, in frazione Calozzo, è documentata dal 1040, ma successivamente fu più volte rimaneggiata a partire dalla fine del secolo XV.

Nel novembre 1881 don Luigi Guanella entrò nella parrocchia di Pianello del Lario, dopo la dura esperienza di Olmo; vi rimase come amministratore parrocchiale per nove anni, fino al 1890. Nonostante il clima di diffidenza che inizialmente regnava attorno a lui, si diede subito da fare. La sua giornata era densa di lavoro pastorale.

Si alzava molto presto «per dar luogo ai filandieri e alle filandiere in maggior numero di ascoltare la santa Messa e di accostarsi ai santi Sacramenti avanti l’apertura dei lavori serici. Santa Messa e meditazione per conto proprio, più o meno della durata di mezzora […]. Si poneva quindi allo studio di lettura e di scrittura […]. Dopo il breve desinare, faceva le visite agli ammalati, insieme alle visite pastorali alle famiglie secondo le circostanze. […] Ritornava poi allo studio fino alla recita del rosario in chiesa. Seguiva la cenuncola, dopo la quale iniziava la scuola serale agli adulti senza segnare le ore di durata. Nei giorni festivi cresceva il lavoro di confessioni e faceva per lo meno sette fervorini: ai confratelli, spiegazione del Vangelo, il catechismo ai fanciulli e al popolo, conferenza alle Figlie di Maria, ai Terziari, all’ospizio, il rosario con fervorino nella parrocchiale alla sera, e infine la scuola serale festiva» (L. Guanella, Le vie della Provvidenza, 1913-1914).

«Ecco lo sciame che si stacca dall’alveare»

(L. Guanella, Appunti sulla storia della Casa di Provvidenza 1910-1911)

Dal lungolago dietro la chiesa, la sera del 5 aprile 1886, avvenne la partenza della “barchetta” condotta dal sacrestano e barcaiolo Pietro Morelli. A bordo vi erano due suore e alcune orfanelle, con poche suppellettili: erano dirette a Como per aprire quella che diventerà poi la Casa “Divina Provvidenza”.

«Nel giorno 5 di aprile di quell’anno 1886 una piccola comitiva composta di due maestre e quattro orfanelle si faceva quasi processionalmente alla riva di lago fuori la casa parrocchiale. Una maestra recava per benedizione di tutte la reliquia della beata Vergine che nascondeva entro lo scialle che la copriva. Si recitò una breve preghiera, si benedissero e partirono recando in una barchetta tutto il mobilio della propria fondazione» (L. Guanella, Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso, 1888-1889), ovvero «un tavolino rettangolare mancante di una gamba» e alcune «sedie ove la paglia era un desiderio» (L. Mazzucchi, La vita, lo spirito e le opere di don Luigi Guanella, 1920).