Un ponte tibetano dedicato a San Luigi Guanella

Sabato 29 giugno si è tenuta l’inaugurazione del ponte tibetano sulla Caurga della Rabbiosa di Campodolcino. Tanta gente, ma anche numerose autorità presenti, dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, molto legato a Fraciscio, all’Assessore alla montagna di Regione Lombardia Massimo Sertori, al Consigliere regionale Silvana Snider, al Gran consigliere dei Grigioni Maurizio Michael, al Presidente della Comunità Montana Valchiavenna Davide Trussoni e ai rappresentanti dei Comuni di San Giacomo Filippo e Madesimo

«Questo ponte – ha spiegato il sindaco Enrica Guanella – è intitolato a San Luigi Guanella, il santo di Fraciscio e di Campodolcino. Era un costruttore di ponti e abbiamo creduto opportuno intitolargli questa struttura nata per la popolazione dell’intera valle e per il turismo».

Alla cerimonia, in rappresentanza dei “figli” di don Guanella, c’era don Adriano Folonaro, di cui vi riportiamo un estratto del suo intervento.

In questa felice occasione dell’inaugurazione di un ponte tibetano sul torrente Rabbiosa, mi sono chiesto cosa ne avrebbe pensato don Guanella.

Il nostro Santo, quando talvolta gli capitava di arrabbiarsi per un momento, subito aggiungeva, quasi per scusarsi: «Ricordate che sono nato vicino alla Rabbiosa» (L. Mazzucchi, Fragmenta…,. XVI, 24 agosto 1913, 2) «e purtroppo, ho preso un po’ di quel fiume» (R. Brambilla, Il figlio della“Rabbiosa”, in Charitas n. 99, giugno 1949, 35). In questo torrente cristallino e impetuoso che scende dal Pizzo Stella dietro la “sua” Fraciscio, don Guanella si rispecchierà sempre per la sua irruenza, la sua tenacia, la sua incontenibile voglia di fare. Un legame, quello con la sua terra, il suo torrente, la sua gente, che si porterà sempre dentro per tutta la vita, e possiamo pensare che anche ora, da lassù, nella schiera dei Santi, ci sorrida.

Quando, nel 1905, si cominciava a parlare di un collegamento stradale tra Campodolcino e Fraciscio, tra molte contrarietà e polemiche, don Guanella fu uno dei maggiori sostenitori della strada, anche se non ne riuscì a vedere l’attuazione. I lavori, infatti, furono finalmente iniziati nel 1914, su progetto dell’ingegner Lisignoli di Chiavenna, poi interrotti per la Prima Guerra Mondiale e portati a termine solo nel 1922.

Sentiamo cosa scriveva sul numero di settembre 1905 del periodico delle sue Opere, La Divina Provvidenza, parlando di sé in terza persona: «vero conforto nelle angustie onde fu stretto il cuore di Don Guanella nel sostare al suo paese, fu il sentire che un pugno di valorosi, seguendo l’impulso di uno più valoroso di loro, ha ideato una strada che da Campodolcino vada a Fraciscio e prosegua poi, recando commercio e vita in quei monti pittoreschi, sovrastati da grandi stese di ghiaccio… sulle quali non nasce il grano.

L’industria ed il commercio fioriscano là, dove ricchezza di acque potrebbe essere utilizzata; dove cave inesplorate si nascondono forse nel seno tesori ignoti, e la gioventù troverà lavoro in paese, né sarà costretta, come il lupo a uscire dalla tana, a fuggire nelle lontane Americhe, ovvero a recarsi in città in cerea di servizio. Il servizio! Esso è il mar tenebroso dove si smarrisce l’onestà di troppe fanciulle, le quali ove avessero trovato lavoro in paese, si sarebbero serbate pure, semplici, laboriose. Invece…

Don Guanella invia a’ suoi compaesani di Fraciscio e di Campodolcino un bravo ed un incoraggiamento per la costruzione della strada che recherà loro prosperità e vita: ma insieme raccomanda ad essi di mantenere viva o di rievocare la fede dei loro padri e degli avi, perché col benessere fisico e sociale, risorga nella valle di San Giacomo l’antica fede, una fede operosa, alimentata da un vivo ed efficace amore di Dio e del prossimo»(L. Guanella, Pensieri malinconici, in LDP, settembre 1905, 133).

Ricordiamo anche tutto il suo impegno per l’Opera Pia di Sant’Antonio al Palàzz delle Corti di Campodolcino, in cui si può notare come, oltre al benessere dei propri concittadini, gli stesse molto a cuore la valorizzazione delle ricchezze locali quali il clima, l’aria, il panorama, la possibilità di fare passeggiate. Oggi si direbbe un esperto di promozione territoriale ante litteram

Quelle parole che abbiamo ascoltato, oggi il nostro Santo le ripete anche a noi: molto bene la realizzazione di nuove opere che rechino «prosperità e vita», senza dimenticare però la fede viva e operosa dei nostri avi «alimentata da un vivo ed efficace amore di Dio e del prossimo», che hanno fatto grande la nostra Valle.

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